Per farci scoprire che anche a chi vive secondo l’ideale della saggezza buddista può capitare di sbronzarsi, lavorare con fatica, amare, invidiare, temere le tasse, desiderare, copulare. E che il Buddha che è in noi è sempre capace di ricordarci, anche nella forma di un piccolo proverbio, la via della verità rispetto a quella distorta dal nostro ego. In una rappresentazione del mondo e della natura umana che non concede spazio a moralismi, falsi pudori, ma che, con asprezza quando necessario, ci rammenta il reale per quello che è, senza eufemismi.
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Prima della morte i pensieri di una persona dovrebbero essere bianchi, dopo la morte, bianche le sue ossa.
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Il fiore di loto sull’acqua non conosce la ragione del suo oscillare.
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La vita di tutti gli esseri viventi è come bolle sull’acqua. Se la mucca del tuo vicino muore, tu affliggiti per tre giorni.
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Per la rottura di un giuramento muore una famiglia intera, per bere del veleno, una persona sola. Il nostro posto in vita è stato determinato in precedenza, ma le azioni corrette sono il frutto delle nostre mani.
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Quando un uomo muore, è del tutto morto, ma il cane che gli sopravvive resta abbandonato.
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Se non sei felice è tutta colpa tua.
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Per cento giorni prendendo medicine, prossimo alla morte per aver bevuto un solo giorno veleno.
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Un fiume stretto in una valle scoscesa deve correre urtando di sponda in sponda nella valle.
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In questo mondo e nell’altro se è il tuo destino, sarai purificato.
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Voglia il cielo che tu non nasca prestatore di denaro, voglia il cielo che tu non nasca per prenderlo a prestito.
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Un tesoro nascosto alla fine è dissipato, destino di ciò che si innalza è cadere giù.
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Nell’uccidere un uomo non c’è peccato emendabile, nell’uccidere una pulce c’è un peccato piacevole.
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Quando si arriva all’età di ottant’anni, la sapienza è stata conseguita.
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Quando è detto non esserci più vino, allora è il vino della sapienza.
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Entrare in una rinascita volontariamente è come prendere veleno con intenzione.
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Proverbi tibetani