Dovrebbe essere più o meno così.
Ognuno dovrebbe avere la propria piccola area di spazio, dove nessuno possa entrare senza il suo permesso. Chi diceva che gli spazi non contavano, probabilmente, o non ne aveva mai avuti o ne aveva avuti troppi.
La prima verità è che gli spazi sono importanti e ci servono.
La seconda verità è che gli spazi non vengono rispettati. Che non si sa mai dove inizia e dove finisce uno spazio, che si vuole sempre andare oltre il confine sperando di prendere qualcosa in più, una volta entrati in uno spazio che non è il nostro.
La terza verità è che, quando un confine viene superato e uno spazio violato, succede un gran trambusto. Che ogni cosa oscilla sul proprio posto fino a perderlo, che tutto va rimesso come era, prima che qualcuno entrasse nel nostro spazio.
La quarta verità è che, una volta che un confine viene superato, è quasi impossibile tornare indietro.
Così, per evitare un dissesto, ci attiviamo per proteggere i nostri spazi da soli, senza confidare che capiranno fin dove protrarsi.
E tracciamo linee. Tra la nostra camera e il resto della casa, tra noi e chi ci è vicino, tra il presente ed il passato, tra i nostri bisogni e le nostre paure, tra ciò che vogliamo e ciò che non vogliamo che accada. E ci arrabbiamo quando qualcuno oltrepassa una linea. Perchè non aveva il permesso, perchè non può capire, perchè non deve sapere, perchè in fondo è meglio così.
Nella maggior parte dei casi siamo noi a decidere chi far entrare e chi far uscire, chi far rimanere dentro e chi allontanare. E non ci accorgiamo che quelle linee, che avevamo tracciato per proteggerci, a volte possono anche soffocarci, farci sentire stretti e compressi in qualcosa che, forse, andrebbe liberato.
Poi capita anche che qualcuno, senza permesso, riesca ad entrare dentro i tuoi spazi, senza bisogno di oltrepassare la linea.
Che resti fuori ma ti guardi dentro.
Che riesca ad immergersi in superficie, senza dover andare a fondo.
Che ti faccia comprendere che le linee, alla fine, non servono per chi è in grado di capirle. Forse gli spazi andrebbero rispettati, è vero.
Ma anche qualche linea andrebbe tolta, sperando che non sempre i muri servano o serva abbatterli.
Diamo tempo allo spazio per liberarci delle barriere e spazio al tempo per immergerci in superficie.
Lucrezia Paci
“Gli eventi e gli incontri non sono zavorre, o vie strette di cui non si conosce l’uscita, ma piuttosto specchi – piccoli, grandi, convessi, deformanti, scheggianti, oscurati – capaci comunque, con il loro riflesso, di farci conoscere una parte ancora ignota di noi stessi. Lungo i bivi della tua strada incontrerai altre vite. Conoscerle o non conoscerle, viverle a fondo o lasciarle perdere, dipende soltanto dalla scelta che fai in un attimo.”
Susanna Tamaro